Articolo di Italia Oggi a firma di Pietro Laporta

Il caso Battisti tra aiuti stranieri e un sistema giudiziario strabico
Ma i veri problemi sono Francia e giustizia italiana
 di Piero Laporta prlprt@gmail.com  

 

Cesare Battisti è una foto della giustizia italiana. A Giugno 1979 è solo una foto segnaletica della questura milanese. Spara in testa ad Antonio Santoro, agente di custodia, il 6 giugno 1978. Spara alle spalle all'agente Digos Andrea Campagna, il 19 aprile 1979. Per l'assassinio di Lino Sabbadin, macellaio, a Mestre il 16 febbraio 1979, dà una mano al killer Diego Giacomini. Un'ora prima è stato ucciso Pier Luigi Torregiani, gioielliere milanese. Per Battisti, mai pentito, Diego e PierLuigi sono responsabili d'avere reagito a rapine subìte poco tempo prima. In realtà Battisti saturava e confondeva le capacità di polizia giudiziaria a pochi giorni dagli omicidi di Guido Rossa ed Emilio Alessandrini, come usa il terrorismo per gli omicidi eccellenti: grandi disordini prima, uccise le vittime designate (Alessandrini e Rossa, in questo caso), porta al parossismo il caos per cancellare o annacquare indagini e cronache. Battisti è condannato con sentenze definitive all'ergastolo per quattro omicidi e altri gravissimi reati. Nel 1981 evaderà dal carcere di Frosinone, armi alla mano. Non si sa più nulla dell'inchiesta seguita all'evasione. Nessun provvedimento fu preso nei confronti di agenti e direttore del carcere, alquanto distratti. Battisti riparò in Francia. Vi rimase un anno. Da lì andò in Messico, paese strettamente collegato ai servizi francesi e alle consorterie internazionali che oggi lo tutelano. Era il 1981, altro che baggianate sporche come la dottrina Mitterand, fatta risalire al 1985. La foto segnaletica del 1979 oggi è una foto di famiglia, una famiglia allargata alle complicità fra servizi francesi e terrorismo italiano, mentre echeggia quanto è detto per 20 anni da francesi e brasiliani sulla magistratura italiana e sulle leggi italiane da quando Battisti approda in Francia. Sono oltraggi gravissimi ai magistrati italiani, alla sorveglianza nelle carceri, alla nostra giurisdizione antiterrorismo. Sarebbe interessante comprendere perché questo fango non eccita l'altrimenti f eccitabile Anm, Piero Fassino fu ministro degli esteri mentre Battisti riparava in Francia, prima d'essere instradato in Brasile. Fassino s'è chiesto se questo governo ha fatto il necessario perché Battisti fosse riconsegnato. Bella domanda che il ministro Franco Frattini dovrebbe approfondire insieme al collega Guardasigilli; quali passi politici sono stati compiuti verso la Francia quando dava protezione a Battisti? Quali azioni dei servizi italiani per indurre i colleghi francesi a un ravvedimento operoso? Quante iniziative assunte dall'attuale governo e dai governi precedenti?. Il Brasile è una sponda. Il problema è la Francia, le sue compromissioni col nostro terrorismo. Occorre capire quali e se ci sono state nostre azioni per mettere fine a questo lerciume, altro che chiacchiere, togate o politiche. La foto abbraccia un'orchestra sgangherata e stonata. C'è una giustizia italiana che, mentre condanna a 14 anni il generale Gianpaolo Ganzer, mentre straparla di papelli e terrorismo di stato, lascia liberi tutti i veri terroristi e i veri mafiosi. Poi arriva il Brasile, la foto s'allarga un po', ma è già ampia di suo.