11. Le immersioni in acqua fredda
Diversi aspetti delle immersioni in acqua fredda si riscontrano anche nelle immersioni in alta quota, già esaminate nel capitolo precedente nel quale si è parlato di laghi e fiumi. Ora il discorso va ripreso per esaminare gli effetti che si producono sull' organismo quando la temperatura dell' acqua è particolarmente bassa e per parlare più diffusamente dell' attrezzatura necessaria in questi casi.
11.1 Un po' di fisiologia.
L' abbassamento della temperatura corporea ("ipotermia") causa una serie di inconvenienti che possono andare ben oltre la semplice sensazione di freddo. Questi inconvenienti sono concatenati e per eliminarne tutti gli effetti si deve risalire via via alle varie cause che li hanno determinati per eliminarle poi una ad una.
In pratica, la sequenza è questa:
· l’ acqua (20 volte più conduttiva dell’ aria) sottrae calore al corpo e questo si verifica tanto più:
- quanto più l' esposizione all' acqua fredda è prolungata nel tempo;
- quanto più bassa è la temperatura dell' acqua rispetto a quella del corpo;
- quanto più estesa e ricca di vasi sanguigni è la porzione di superficie corporea esposta all' acqua fredda;
· l' organismo umano reagisce all' abbassamento della temperatura corporea riducendo l' irrorazione sanguigna nelle parti più periferiche (come le mani ed i piedi; questo causa perdita di sensibilità, dolore e alla lunga porta al congelamento) e concentrando l' irrorazione dei vasi sanguigni più profondi;
· la pressione arteriosa e la frequenza delle pulsazioni cardiache aumentano; questo, fra l' altro, implica un lavoro muscolare seppure involontario;
· nel frattempo, si manifestano i brividi. L' organismo attiva queste contrazioni involontarie, sempre più frequenti ed intense fino a diventare quasi irrefrenabili, allo scopo di far lavorare i muscoli superficiali e produrre il calore necessario per compensare quello sottratto dall' acqua;
· l' aumento del lavoro muscolare causa un aumento del ritmo respiratorio;
· la frequenza respiratoria accelerata non solo aumenta il consumo d’ aria riducendo l' autonomia delle bombole ma anche favorisce l' assunzione dell' azoto. Da questi due particolari fatti può discendere che:
- l' immersione si debba concludere prima del previsto, a causa dell' esaurimento anticipato dell' aria;
- l' assunzione abnorme di azoto spinga di fatto il profilo dell' immersione oltre i limiti della curva di sicurezza, anche se i valori teorici di profondità e tempo indicati dalle tabelle non sono stati superati.
D' altra parte il subacqueo non ha strumenti per rendersi conto di questa situazione di rischio perché i margini di sicurezza delle tabelle (o dei computers, che delle tabelle rappresentano comunque una discendenza evoluta) sono piuttosto estesi ed ampiamente prudenziali ma non sono così esasperati da proteggere il subacqueo in tutte le possibili situazioni eccezionali.
In particolare, i dati delle tabelle possono essere considerati attendibili finché la temperatura dell' acqua non scende al di sotto di 10 °C. Se invece la temperatura è inferiore, per ogni grado in meno bisogna aggiungere alla profondità realmente raggiunta il valore fittizio di 0,30 metri.
E provato che l' esposizione a basse temperature può essere tollerata meglio con l' abitudine anche se va detto che questa convinzione un po' spartana trovava parecchi seguaci soprattutto alle origini pionieristiche della didattica subacquea. Oggi si è fatta strada l' idea che gli "eroismi sportivi" non indispensabili siano da evitare e sia invece meglio usare un equipaggiamento adeguato, a vantaggio del benessere ed, ancora di più, della sicurezza.
11.2 L' attrezzatura per l' acqua fredda.
A causa della bassa temperatura dell' acqua, la muta semi-stagna è senz' altro da preferire a quella bagnata. La muta stagna, poi, è ancora meglio.
11.2.1 Le mute semi-stagne
Le mute semi-stagne hanno lo stesso taglio anatomico e sono costruite con lo stesso materiale (neoprene cellulare) delle mute bagnate ma, rispetto a queste ultime, presentano le seguenti principali differenze:
· i pantaloni e la giacca sono sempre uniti in un solo pezzo[1];
· sono dotate di una speciale cerniera impermeabile, applicata di traverso sul dorso da una spalla all’ altra;
· son altresì dotate di speciali fasce di neoprene molto morbido (e privo di fodera interna di tessuto, per migliorarne l' aderenza alla pelle), applicate nelle aperture del viso e dei polsi allo scopo di limitare al minimo il trafilamento d' acqua.
A parte le differenze nella costruzione e nel modo di indossarle (che, fra l' altro è un po' più laborioso rispetto alle mute tradizionali) le mute semi-stagne si usano esattamente come quelle bagnate.
11.2.2 Le mute stagne
Le mute stagne presentano ulteriori differenze rispetto alle mute tradizionali:
· di solito sono costruite con materiali sintetici (sottili tessuti sintetici, anche laminati e/o stratificati), assolutamente impermeabili. Più raramente, sono prodotte con neoprene cellulare. La tenuta delle mute stagne è perfetta perché le cuciture non sono passanti. Quelle laminate hanno un potere termo-isolante bassissimo e la protezione dal freddo si ottiene indossando a contatto del corpo speciali indumenti aggiuntivi, simili a tute felpate. Le mute stagne di neoprene cellulare hanno un maggior potere termo-isolante ma, a contatto con la pelle, è bene comunque indossare indumenti (una maglietta, o un pigiama di maglina) per assorbire l’ umidità che il corpo traspira e che diversamente si condenserebbe dando una sensazione di fastidio;
· non hanno un taglio sagomato ed aderente al corpo ma assomigliano piuttosto ad abbondanti tute da meccanico, con l’ eccezione delle mute stagne in neoprene cellulare che hanno invece un taglio anatomico ed aderente molto simile a quelle tradizionali. I calzari sempre sono uniti ai pantaloni e sia il collo (o i bordi del cappuccio intorno al viso, a seconda dei modelli) che i polsi hanno guarnizioni piatte di neoprene liscio, a tenuta praticamente perfetta;
· sono dotate di valvole che permettono di insufflare aria dalla bombola e di farla fuoriuscire, variandone il volume come si fa come con il GAV. Tuttavia, mentre nel caso del GAV il punto di applicazione della spinta positiva è molto vicino al baricentro del corpo (qualunque sia la quantità d' aria che si immette nel suo interno e qualunque sia la posizione che il corpo del subacqueo assume in acqua[2]), nel caso della muta stagna il discorso cambia perché il suo centro di spinta si sposta in funzione della posizione del corpo. Infatti la muta consente all' aria di muoversi al suo interno e di portarsi sempre verso l' alto, spaziando dai piedi alle spalle e viceversa, ogni volta che il subacqueo cambia posizione e si mette eretto, orizzontale o a testa in giù. All' interno della muta, quindi, l’ aria si sposta continuamente dalle braccia al torace, alle gambe e viceversa, aumentando alternativamente il volume di ciascuna di queste parti e concentrando in essa la spinta positiva. Modificare la posizione in queste condizioni è meno semplice di quanto non lo sia, invece, indossando una muta aderente ed usando il GAV. Non che si tratti di manovre molto difficili, ma è bene impararle frequentando uno specifico corso e perfezionarsi facendo esperienza;
· in caso di strappi o buchi, per il fatto che la muta stagna non è aderente, l' acqua trafila diffusamente ed impregna gli indumenti protettivi. Pur se questa eventualità è remota perché il materiale di costruzione è resistente, gli oggetti particolarmente aguzzi o taglienti possono comunque perforarlo o lacerarlo. La muta potrà poi essere riparata, con ottime possibilità di ripristinare la sua tenuta stagna, ma l' immersione durante la quale il fatto si verifica dovrà essere quasi certamente conclusa prima del tempo.
Infine, va prosaicamente detto che le mute stagne costano molto più di quelle bagnate.
[1] Ricordiamo che, invece, le mute bagnate sono normalmente disponibili sia in un solo pezzo sia in due o tre pezzi separati.
[2] A stretto rigore, il discorso non è del tutto esatto ma l’ approssimazione è comunque accettabile per i nostri scopi.