2.  I preparativi per l' immersione.

 

  2.1   La vestizione .   

2.1.1 Il gruppo autorespiratore (ARA)

La prima operazione consiste nell’ assemblare l' autorespiratore e, cioè, collegare alla bombola il GAV, gli erogatori ed i vari strumenti.

A seconda che il rubinetto della bombola abbia due attacchi oppure uno solo (e, nel primo caso, anche secondo le scelte personali del subacqueo) si potrà impiegare:

·      un erogatore composto da un solo primo stadio al quale sono applicati il manometro subacqueo, la frusta di riempimento del GAV e due secondi stadi (questo allestimento è fantasiosamente definito "octopus", nome inglese del polpo di cui ricorda l’ aspetto);

·      due erogatori distinti (ciascuno di essi è equipaggiato con un proprio secondo stadio), ad uno dei quali sarà collegata la frusta del GAV ed all' altro il manometro.

 

Si verificherà quindi se gli erogatori funzionano correttamente, con particolari avvertenze dovute a tre specifici motivi:

 

(1) per l' incolumità fisica dei presenti. Il manometro è robusto ed è in grado di funzionare per anni senza problemi. Tuttavia, come qualsiasi apparecchio meccanico, può guastarsi e questo può accadere (anche se è assolutamente raro) più facilmente nel momento in cui la pressione al suo interno passa repentinamente dalla pressione ambiente a quella di carica delle bombole (200-220 Atm). Per prevenire le conseguenze di questo inconveniente, prima di aprire il rubinetto[1] si deve porre il manometro penzoloni al di là della bombola in modo che questa serva da scudo qualora il manometro si rompesse e proiettasse eventuali schegge. L' abitudine (che qualcuno ha) di aprire il rubinetto tenendo il manometro davanti viso per osservare la lancetta mentre sale, è evidentemente imprudente e del tutto sconsigliabile.

 

(2) per la buona conservazione degli erogatori. Anche i secondi stadi degli erogatori sono robusti e sovradimensionati rispetto alla pressione con cui l’ aria giunge dal 1° stadio. Dato che questa è di circa 10 Atm., il rischio che un secondo stadio esploda e provochi lesioni è praticamente nullo; tuttavia, è comunque bene non sottoporre la membrana ed i leveraggi ad un salto di pressione brusco. A questo scopo, mentre si apre il rubinetto della bombola si deve tenere premuto il pulsante di spurgo dell' aria e poi lo si rilascia quando l' aria inizia a fluire.

 

(3) per non avere sorprese in acqua. Il manometro, purché attraverso la sua frusta passi almeno un po' d' aria, indica la pressione di carica della bombola. Tuttavia esso non è in grado di segnalare se il primo stadio dell' erogatore non funziona perfettamente o se il rubinetto della bombola è aperto correttamente. In altre parole, il manometro non è in grado di segnalare se la portata dell' aria è normale o, invece, ridotta. Questi due inconvenienti possono non essere evidenti in superficie ma, sott’ acqua, si manifestano presto e si accentuiano man mano che la profondità e la pressione circostante aumentano.

Per prevenire questa sgradevole evenienza, dopo avere applicato l' erogatore alla bombola ed aperto il rubinetto, si deve inspirare dal secondo stadio e contemporaneamente osservare il quadrante del manometro. Se tutto funziona a dovere, la pressione segnata dal manometro mentre si inspira non deve diminuire più di 10-15 Atm.; se invece il calo di pressione fosse più consistente, occorre verificare che il rubinetto sia aperto correttamente (cioè completamente e poi richiuso di mezzo giro[2]). Nel caso in cui il rubinetto sia aperto come si deve ed il manometro segnala comunque, l’ anomalia appena descritta, con tutta probabilità il primo stadio  dell' erogatore sarà mal tarato. L' erogatore deve essere quindi sostituito con uno di scorta (e dovrà poi essere fatto revisionare da un tecnico), perchè in queste condizioni non è affidabile.

 

2.1.2 Il GAV.

Dopo gli erogatori, è il momento di verificare il funzionamento del GAV[3], collegando innanzitutto l' apposita frusta ed esercitando una leggera trazione per accertarsi che abbia fatto presa sull' attacco coassiale.

 

Si provano quindi i vari comandi e, cioè:

·        il pulsante di carico dalla bombola,

·        il pulsante per il riempimento a bocca/pulsante di scarico,

·        il tirante di ciascuna valvola di sovrappressione,

·        il tirante per lo scarico rapido.

 

Si controlla poi che le tabelle siano al loro posto in una tasca del GAV (o altrove, purché siano sistemate in modo da trovarle facilmente e poterle consultarle anche in acqua).

Ugualmente in una tasca del GAV possono essere riposte sia la lavagnetta subacquea che la boetta di emergenza, arrotolata.

 

Completati i controlli ed in attesa della vestizione, le varie fruste devono essere raccolte attorno alla bombola e questa va sistemata in modo che non cada, non rotoli, non sbatacchi e non intralci i movimenti. 

 

2.1.3 La vestizione.

Inizia a questo punto la vestizione vera e propria. Nell' ordine, si indossano[4]:

·        i pantaloni,

·        i calzari e le eventuali ginocchiere,

·        il coltello (all' interno della gamba, per evitare che il manico sporgente possa impigliarsi e sfilarsi se in acqua si rasentano resti di cime, lenze o reti),

·        la giacca, 

·        il profondimetro o il  computer da polso. 

 

La cintura di zavorra, le pinne, la maschera con lo snorkel (applicato a sinistra del facciale[5]) e la bombola si indossano subito prima di entrare in acqua e, nel frattempo, vanno tenuti ordinatamente a portata di mano.

 

2.2   Gli ultimi controlli.  

Le procedure di sicurezza, prima di entrare in acqua, prevedono ancora:

·   il doppio controllo dell' attrezzatura, eseguito prima su quella propria e poi su quella del compagno. In particolare si dovrà controllare che i rubinetti sia-no aperti ed il profondimetro sia azzerato;

·   l’ esame attento sia della disposizione sia del sistema di sgancio delle cinghie del GAV e della zavorra del compagno (per essere in grado di aprirle prontamente, anche alla cieca, in caso di necessità);

·   gli ultimi accordi sul programma di immersione: obiettivi, profondità, durata, modalità di discesa e di risalita, procedura per  l' eventuale decompressione (compresa la tappa di sicurezza di 3 minuti a 5 metri) e per la risalita in emergenza;

·   il ripasso dei segnali convenzionali e la concordanza di eventuali altri, personalizzati, rendendo partecipe anche chi eventualmente rimane sulla barca;

·   l' azzeramento dell' orologio, giusto un attimo prima di iniziare la discesa[6].

 

  2.3  In acqua.  

L' immersione è sicura e tecnicamente corretta se il subacqueo adotta tutti i comportamenti che ha imparato ed iniziato a praticare fino dal primo corso.

La lista di questi comportamenti può sembrare complessa e può anche far nascere il timore che dimenticare qualcosa possa essere grave. In realtà la pratica dell' immersione diventa presto una specie di seconda natura, più o meno come lo è l’ andare in bicicletta. Inoltre, gli aspetti che possono incidere sulla sicurezza in modo grave o irrimediabile non sono mai sottigliezze ed un subacqueo ben preparato non può facilmente dimenticarsene.

 

 

 

 

In sostanza, si tratta di:

·      respirare senza pause inspiratorie o espiratorie;

·      consultare di frequente gli strumenti, confrontando il tempo e la profondità indicati dai nostri con quelli del compagno. E’ bene ricordare che, in caso di disaccordo, si prendono per buoni il tempo più lungo e la profondità maggiore;

·      rispettare il programma di immersione. In particolare, non superare la profondità concordata e tenersi, rispetto al compagno, ad una distanza che renda facili le comunicazioni e permetta un intervento rapido in caso di necessità;

·      in caso di emergenza, riflettere prima di tutto e poi, se è il caso, agire con  calma: panico e sconsideratezza aggravano gli inconvenienti ed i malfunzionamenti. Inoltre, ricordare che in moltissimi casi l' intervento del compagno può aiutare a risolvere un problema con efficacia e rapidità;

·      iniziare il tragitto di ritorno quando si è consumato il 50% dell' aria, anche se questo implica una riduzione della durata dell’ immersione rispetto a quanto concordato in superficie. A maggiore ragione, se si sta effettuando un’ immersione oltre la curva di sicurezza, è bene iniziare il tragitto di ritorno quando si è consumato 1/3 dell’ aria; in questo modo si potrà disporre un’ autonomia generosa per la seconda parte dell' immersione e per la decompressione, senza rischiare di trovarsi a corto di aria proprio nella fase più delicata;

·      ricordare, infine, che in qualsiasi momento uno dei due subacquei può segnalare all' altro la necessità di risalire. Il compagno a cui il segnale viene fatto, seppure comprensibilmente sorpreso o contrariato, non deve perdere tempo discutendo a gesti o cercando una spiegazione ma deve soltanto assecondare la richiesta. Anche il solo sospetto che potrebbe essere sorto un problema di sicurezza deve bastare.

 

2.4 La fase conclusiva dell' immersione.

 

Ameno di aver raggiunto la pressione di riserva (circa 50 Atm.) già prima, l' immersione deve concludersi al più tardi quando scade il tempo pianificato. Al più tardi significa che può anche capitare - come si è già accennato -  di dover risalire in anticipo, per esempio a causa di un consumo di aria più elevato del normale o perché uno dei due compagni segnala questa necessità.

 

Inoltre, è da evitare una permanenza sott' acqua più lunga di quella programmata anche se è compensata da una profondità minore. E' pur vero che esistono modi precisi e mezzi affidabili per rielaborare il programma anche durante l' immersione. Tuttavia, se è facile ragionare con calma e concordare i dettagli mentre si è ancora in superficie, lo è sicuramente di meno quando si è sott' acqua. Infatti, in questa situazione:

·   consultare le tabelle è meno agevole a causa della visibilità ridotta e si possono commettere errori (anche perché in profondità i processi mentali rallentano);

·   inoltre, le comunicazioni fra compagni (sia a gesti che con la lavagnetta) sono comunque più limitate e possono generare equivoci;

·   infine, si potrebbe mettere in allarme chi è in superficie e si sta aspettando che i subacquei riemergano all’ ora concordata.


 

[1]   Il discorso vale tanto per i rubinetti tradizionali quanto per quelli con la leva di apertura rapida.

[2]   Nel caso dei rubinetti a leva, questa deve trovarsi nella posizione di apertura completa.

[3]   L' esempio è riferito all' equilibratore idrostatico (GAV del tipo “Jacket”) che si applica alla bombola, oggi usato dalla grandissima maggioranza dei subacquei. Chi preferisse usare l' ormai antiquato equilibratore anulare (del tipo “a  collare”), ricordi di indossarlo prima della cintura di zavorra. Quest' ultima avvertenza è di grande importanza perché la zavorra, indossata prima del collare, non potrà allontanarsi dal corpo qualora si cercasse di sganciarla in caso di emergenza ma rimarrebbe trattenuta dalle cinghie dell’ anulare stesso.

[4]   La sequenza descritta riguarda un' attrezzatura mediamente comune. Nel caso di particolari o di capi diversi si precede per analogia.

[5]   Quasi tutti gli erogatori hanno la frusta sulla destra del secondo stadio e lo snorkel, portato dalla stessa parte, risulterebbe di intralcio.

[6]   Qualche subacqueo un po' pessimista ma non privo di buon senso ritiene che l' orologio ed il profondimetro non siano superflui anche quando ci si immerge con un computer. In questo modo, se il computer non funziona, si dispone comunque di strumenti di misura adeguati.