cerimonia di avvicendamento del comandante delle truppe alpine
Bolzano, Caserma O.Huber, 27 Febbraio 2009
Discorso del Comandante Cedente, Gen. C.A. Bruno PETTI
Autorità, signor Generale Comandante le Forze Operative Terrestri, cari Colleghi, illustri Comandanti del passato, gentili ospiti, Signori e Signore, a tutti voi un cordiale benvenuto anche da parte delle truppe alpine e un sincero grazie per questa Vostra presenza, che ci onora profondamente.
Saluto con particolare sentimento il Presidente dell’associazione Nazionale Alpini, l’amico Corrado Perona, che scorta il Labaro Nazionale, nonchè i rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’Arma, che continuano ad essere per noi un riferimento morale di altissimo valore.
Un caro e grato pensiero anche alle Sorelle Infermiere Volontarie della C.R.I. che hanno da sempre un posto di riguardo nel mio cuore.
Lascio oggi
l’incarico che ho assunto circa tredici mesi fa’,
per volontà del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Fabrizio
Castagnetti, su proposta degli allora Comandanti delle Forze Operative
terrestri, Generale Bruno Iob e delle Truppe Alpine, generale Armando Novelli.
Sarò per sempre grato a chi ha preso questa decisione, che mi ha donato un anno di vita in una dimensione unica per il coinvolgimento legato a questo ambitissimo incarico, per la rilevanza che ad esso ho attribuito e che mi sono via via reso conto che in effetti aveva, oltre che per l’infinità di soddisfazioni che ha comportato.
Fin dall’inizio, ho deciso di vivere questa esperienza “sul campo”, abbandonando volentieri le stanze del comando per andare il più possibile vicino alle Unità. Percorrendo oltre 6000 kilometri al mese, in quest’anno sono riuscito a visitare in media cinque volte tutti i miei Reggimenti, nelle loro sedi, nei poligoni, nella montagna estiva e invernale e in occasione delle celebrazioni dei loro eventi più rilevanti. Ho seguito – come richiedeva il mio mandato – l’addestramento, l’approntamento per le missioni fuori area, le attività volte a mantenere e incrementare la nostra caratterizzazione alpina. Mi sono così reso conto delle condizioni di vita e di servizio delle unità, e con ciò delle loro esigenze. Ogni volta che ho potuto, ho parlato con chi aveva bisogno del contatto con i propri comandanti. Infine, ho cercato di curare l’immagine dell’istituzione, perché ritengo sia un vero peccato che gli Italiani conoscano così poco gli Alpini.
Quasi sempre sono tornato a casa profondamente soddisfatto di quanto avevo visto in materia di assetto delle unità, di resa nell’addestramento, di organizzazione interna e nelle sedi campali, del modo di proporsi all’esterno e di rispondere tempestivamente a ogni attivazione.
Intendiamoci: nulla di questo è stato merito mio. Il mio impegno è stato solo quello di impartire direttive, di rendermi conto delle realtà, e di intervenire per avviare a risoluzione i problemi che impedivano lo sviluppo delle attività e il conseguimento degli obiettivi istituzionali. Il vero merito è di chi da anni opera - e non senza difficoltà di ogni genere! - per continuare la tradizione di serietà, di solidità e di affidabilità che ha reso le nostre Unità uniche al mondo e ammirate da tutti
Avrei voluto contribuire alla loro efficienza, aggiornando la standardizzazione che, dagli anni ’70 in poi, è stata tra gli autentici punti di forza degli alpini. Purtroppo non ci sono riuscito per la brevità del periodo. Auspico però che questo impegno, che richiede lunghi processi di convinta assimilazione, possa concretarsi nel prossimo futuro.
Ritengo in ogni caso che le truppe alpine non siano cambiate se non in positivo, con un lusinghiero ritorno a reclutamenti efficaci soprattutto per la qualità delle nuove leve e a livelli di disciplina e di efficienza in linea con le più esigenti aspettative e con i compiti che ci sono affidati.
E al riguardo, è doveroso menzionare la Brigata Julia, che dopo un’eccellente validazione della propria operatività, nell’ottobre scorso ha assunto con il suo comando la responsabilità della regione ovest dell’Afghanistan, schierando sul terreno quasi tutto l’ottavo e aliquote del settimo reggimento Alpini, per la sicurezza del territorio e la ricostruzione, oltre che per favorire la governance in quel martoriato Paese. Anche il terzo reggimento alpini è da mesi nello stesso teatro, come apprezzata unità di manovra della brigata francese responsabile della regione delle capitale. E lì opera anche il contingente o.m.l.t. affiancato ai comandi delle nuove forze armate afghane per il loro addestramento. Di questi comandi e unità sono profondamente fiero, per l’impegno che pongono e per i risultati che stanno ottenendo tra rischi e disagi ogni giorno crescenti.
A loro, ai loro Comandanti e soprattutto alle Bandiere che sono in teatro, va la mia ammirazione e il mio più grato e rispettoso saluto. MI sarebbe piaciuto condividere con loro almeno un giorno in operazioni e vederli tornare in Patria a missione compiuta, ma le circostranze non lo hanno consentito. Per questo, auspico qui che il ciclo operativo che li impegna si concluda al meglio e con le più alte soddisfazioni, e che tutti possano rientrare alle rispettive sedi e in seno alle loro famiglie arricchiti di utili esperienze umane e professionali.
A tutti coloro che hanno operato in questo periodo ai miei ordini rivolgo un sentito ringraziamento per la professionalità e per la dedizione, e il più sincero apprezzamento per la qualità della collaborazione prestata.
Un ringraziamento altrettanto sentito voglio rivolgere all’Associazione Nazionale Alpini, con la quale lo scorso anno abbiamo percorso gli itinerari storici della grande guerra, nel 90° della sua conclusione: abbiamo portato i veci assieme ai bocia a conoscere e a meditare sui luoghi del sacrificio degli eroi dell’Unità d’Italia, e con lo stesso spirito saremmo andati sugli altri campi della gloria dove è stato sparso sangue alpino. Con loro abbiamo anche vissuto intensamente giornate di puro amor di patria e di senso di appartenenza nella grande adunata di Bassano del Grappa. E’ proprio vero che gli Alpini in congedo sono una grande risorsa del Paese: l’averli avuti vicini ci ha fatto bene e dato ulteriore sicurezza!
Un saluto grato e cordiale anche alle Regioni, Province e Comuni che ospitano le nostre Unità: con i loro Governi e con i loro cittadini c’è da sempre amicizia totale.
Ufficiali,
Sottufficiali e alpini di ogni arma e corpo, mi subentra il Generale di
Divisione Alberto Primicerj, Ufficiale e Capo di razza, per estrazione, per
formazione e per l’esperienza maturata nei più importanti incarichi di comando e
di Stato Maggiore, in Patria e all’Estero. Lo conosco dai tempi della sua
Accademia, e lo apprezzo sempre di più, riconoscendo in lui molte delle qualità
di suo Padre, l’indimenticabile Colonnello Giulio Primicerj, che è stato tra i
migliori comandanti e uno dei più grandi maestri della mia carriera. Ho ottime
ragioni di credere che sarà per voi un eccellente Comandante e che saprà
guidarvi con equilibrio e sicurezza nei grandi impegni che vi aspettano, senza
dimenticare la caratterizzazione alpina, nostra irrinunciabile prerogativa.
Dategli immediatamente e senza riserve la collaborazione generosa, convinta e
cordiale che siete stati capaci di dare a me!
La circostanza mi impone di prendermi ancora qualche minuto del vostro tempo e confido nella vostra pazienza.
Oggi è infatti il mio ultimo giorno di servizio e creanza vuole che chi se ne va si accomiati da quanti restano.
Lo farò, parlandovi molto brevemente della mia carriera durata quarantadue anni, trentotto dei quali con il cappello alpino ben calcato in testa. Mi piace definirla “una bellissima avventura”, cominciata ben prima di entrare in Accademia, quando da adolescente già sognavo una divisa di Ufficiale dell’Esercito e degli Alpini.
Un’ avventura che mi ha formato come uomo e come soldato, che mi ha dato un’educazione, due lauree e altri titoli, e che mi ha consentito di confrontarmi “alla pari” in innumerevoli situazioni, anche con colleghi e superiori di altri Paesi.
Mi ha portato a servire la mia Patria in quattro continenti, dalle foreste secolari al deserto, dai grattacieli alle Piramidi, dalle cime inbiancate più alte d’Europa al più bel blu del mare mediterraneo.
Mi ha fatto vivere ed lavorare in palazzi famosi e in castelli da favola, come nella semplicità delle malghe e nel silenzio delle montagne. Mi ha fatto incontrare e interloquire con personalità famose, ma soprattutto mi ha permesso di conoscere migliaia di uomini e donne con i quali ho scambiato umanità, rispetto e, ogni volta possibile, sincera cordialità. Ho avuto anche la responsabilità e l’onore di esercitare il comando su molti di loro, ed è stata un’esperienza impagabile, della quale conservo un’infinità di ricordi e di insegnamenti.
Questa mattina, in chiesa, ho ringraziato il Signore di questa mia avventura e soprattutto di avermi risparmiato la pena di perdere uomini a causa dei miei ordini: L’ho anche pregato per quelli che in questi anni mi hanno lasciato per incidente o malattia e che oggi ricordo con rimpianto e affetto..
Ringrazio adesso i miei genitori, per avermi educato con il loro esempio, inculcato i giusti valori e lasciato andare per la strada che avevo scelto.
Ringrazio
quelli che amo definire i miei Maestri, che in tanti modi e circostanze
mi hanno insegnato la vita, il mestiere e la montagna.
Rovistando nella mia memoria, ne ho contati una quarantina. Di loro, desidero
qui ricordare il Tenente colonnello Vittorio Corradi, mitico
comandante del 24° corso di accademia, scomparso lo scorso anno dopo aver
continuato a guardare i suoi allievi per tutta la loro carriera come faceva dal
famoso loggiato, il Generale Maurizio Cicolin, che dopo avermi “tirato
su” come un fratello minore e avviato alla carriera di dirigente militare, oggi
mi onora della sua presenza, e il Sergente Maggiore Edoardo Ragazzi,
detto “Barbisa”, conquistatore dell’Everest, che ho seguito in montagna con
cieca fiducia.
Ringrazio ancora la mia famiglia, che mi ha sostenuto in tutti questi anni, e mia moglie Elisabetta che è stata al mio fianco in sedici sedi e che ha illuminato col suo sorriso diciannove dimore diverse … E per lei la serie non è ancora finita …
Dico infine GRAZIE DI CUORE agli Alpini del “Tolmezzo”, del “Gemona” e del mio magnifico “Cividale”, a quelli dell’indimenticabile “Orobica”, della “Tridentina” e del sesto reggimento, ai Fanti della Sicilia e dell’Italia del Sud, agli alpieri, agli istruttori e agli atleti di La Thuile, Aosta e Courmayeur, a Voi, alpini, artiglieri, genieri e trasmettitori delle Truppe Alpine, che avete popolato questa mia avventura con la vostra disciplina, con la vostra pazienza, con la vostra immediata cordialità.
E’ stato davvero bello e ragione di immenso orgoglio essere stato il vostro Comandante.
Come tutte le cose della vita, anche la mia avventura è giunta al termine. Ma vedete tutti che c’è un lieto fine!
Infatti, il suo protagonista riveste il grado più alto, ha ricoperto con infinita soddisfazione l’incarico per lui più bello e ambìto, e dopo aver comandato ininterrottamente per sei anni e mezzo ha davanti a sè a salutarlo un reggimento formato dai migliori soldati del mondo ……. ed è pure una bella giornata!
Non c’è dubbio allora che è per me il momento migliore per … inguainare la sciabola, di scendere da cavallo – come ho detto tante volte celiando, riferendomi a un ideale romantico di Comandante che non ho mai abbandonato – e di uscire di scena.
Prima che questo avvenga, desidero però ancora dare voce a due pensieri:
Il primo è per tutti Voi che rimanete nelle file delle truppe alpine e dell’esercito. E’ il mio invito ad amare la professione che avete scelto, che è bella e nobile. Non abbiate timore dei suoi disagi, degli incarichi e delle sedi meno gradite: vivete anche voi la vostra avventura e vedrete che riuscirete a salire la montagna dei vostri sogni.
L’ultimo pensiero va alla Bandiera e a tutto ciò che essa rappresenta in termini di valori e di sacrificio. Ho coscienza di averla servita con disciplina ed onore. … Ma è solo un pensiero pieno di sentimento, e non un saluto, …….perchè resterà con me e dentro di me anche dopo che avrò riposto l’uniforme.
A te il comando, caro Alberto, … …..fatti onore!
Con tutto il cuore, buona fortuna a te e a chi ti seguirà nel tuo nuovo, magnifico incarico!.
Vivano gli Alpini, Viva l’Esercito e Viva l’Italia! .