PRESENTAZIONE

 

Questa raccolta di ricordi, remoti e recenti, è il frutto di una collaborazione estesa. Numerosi compagni di corso hanno fatto affluire al Comitato Organizzatore del Quarantennale disegni, fotografie e riflessioni; una sorta di redazione, costituitasi in seno al Comitato, ha poi inserito questi contributi in un quadro più completo di testi ed illustrazioni.

A tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione della raccolta, indistintamente, il Comitato Organizzatore esprime l’ affettuosa gratitudine da parte dell’ intero Corso. 

 

Si noterà che questo volume, concepito come una “Galleria della Memoria”, si caratterizza per una impostazione diversa dai Numeri Unici di fine corso e del Ventennale. In particolare, le illustrazioni non costituiscono la porzione predominante del volume, come invece la tradizione avrebbe voluto. Infatti esse sono state scelte con l’ intento di evocare sensazioni più che di rievocare avvenimenti. A questo specifico scopo, al volume è stato perciò allegato un DVD in cui tutti gli eventi del raduno sono ampiamente illustrati nelle varie sezioni tematiche di fotografie e nel filmato della cerimonia militare.

 

Per contro, abbondano i testi che consistono per lo più in brevi racconti ispirati alle esperienze comuni a tutti gli allievi del 24° Corso. I colleghi che si sono occupati della loro redazione, quasi tutti ormai liberi da impegni di servizio, sono stati in grado di dedicare a questo percorso affettivo tutto il tempo e tutta la memoria disponibili, con l’ auspicio che i compagni di corso vi si riconoscano e trovino lo spunto per sorridere a sé stessi con un po’ di simpatia, bonarietà e nostalgia.

 

Per questa ragione, il Comitato Organizzatore ha trovato il pieno accordo sull’ opportunità di non limitare la distribuzione del volume ai soli partecipanti al raduno od a coloro che pur desiderando incontrarsi siano stati impediti da motivi contingenti, ma di estenderla anche a tutti i colleghi che per i più disparati motivi hanno preferito rimanerne lontani. Se poi (potenza dell’ ottimismo!) qualche vocazione apparentemente compromessa o vacillante potrà essere recuperata al valore di una quarantennale amicizia, ancora meglio.

 

Infine, prima di iniziare a sfogliare questa raccolta, sembra opportuno concedere un po’ di spazio alle precisazioni di tre redattori.

 

 

perché I RACCONTI

 

Lo slancio verso l’ aspettativa di un lungo futuro ai tempi del Mak π ed anche l’ incontro (veloce ed un po’ distratto dalla corsa in cui ognuno era impegnato) all’ epoca del Ventennale, rendevano più naturale e sbrigativo affidare ad immagini, nei due precedenti Numeri Unici, il ricordo delle emozioni che avevamo condiviso.

 

Quarant’ anni dopo l’ ingresso in Accademia è inesorabile che non solo il tempo trascorso sia ispessito ma anche la velocità dell’ attività professionale sia rallentata – per la maggior parte dei colleghi – mentre quella della vita biologica stia galoppando. Oggi, i giovincelli di allora osservano alle proprie spalle il panorama delle esperienze che hanno distinto ognuno di noi e che lo hanno accomunato negli anni a quasi tutti i colleghi pur non avendolo assimilato a quasi nessun altro di essi.

 

Felicemente, è invece  rimasta intatta la matrice - e lo si è verificato in occasione del raduno - costituita dai ricordi del biennio. Per questa ragione, il proposito iniziale di basare il Numero Unico del Quarantennale sulla consueta preminenza di immagini da raccordare con didascalie o poco più, nell’arco dell’ anno e mezzo dedicato all’ organizzazione del raduno si è trasformato per volere condiviso nel desiderio di ricostruire più diffusamente le situazioni e le vicende di quegli anni.

 

Sono onorato per aver ricevuto questo incarico a cui mi sono dedicato con entusiasmo e sono riconoscente a tutti i colleghi che mi hanno fornito suggerimenti ed espresso critiche. Se lo scopo è stato raggiunto, il merito va a chi mi ha sospinto, tallonato e corretto; se questo non si è verificato, me ne scuso perchè la colpa è solo mia e mi dichiaro prontissimo a passare la mano in occasione (a Dio piacendo) del Cinquantennale, del Sessantennale,  …

 

Fabio G.L

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PERCHE’ LE FOTOGRAFIE

 

Io ho cominciato a fare fotografie con una Comet Bencini II, avuta in regalo per la promozione agli esami di 3^ media.

Quarant’anni fa il massimo della libidine per un giovane era possedere una Kodak Istamatic. Il grosso problema che avevamo allora, oltre alla scarsa qualità delle foto prodotte - ricordiamo che allora la fotografia a colori dilettantistica era più o meno agli albori - erano i costi delle pellicole e delle copie, e ogni foto veniva dosata nella scelta.

 

In Accademia le occasioni di fotografare erano molte, ma i soldi erano pochi, ragion per cui le foto erano troppo poche rispetto al desiderio di fermare in immagini alcuni momenti della nostra vita. Ne conseguiva il più delle volte che foto di gruppo venissero ripartite tra colleghi, e si restava quindi in possesso solo di alcune istantanee per rullo.

 

Nell’ occasione del 40ennale, il rintracciare colleghi lontani ha fatto riaffiorare i ricordi che hanno generato i racconti di Fabio. Da qui poi la ricerca di immagini collegate alle situazioni e il desiderio di condividerle nuovamente con tutti; da immagini dimenticate è nata anche la voglia di raccontare ricordando, cercando di ricongiungere ricordi e fotografie, recuperando alla memoria anche quelle allora distribuite.

 

In questa ricerca è stato determinante il contributo dei colleghi che hanno aderito da subito all’iniziativa, e che mi auguro non si esaurisca in queste pagine, ma continui, se lo vorrete, sulle pagine internet, per costituire un album globale che riscriva i ricordi accumulati negli anni da tutti noi, a disposizione di colleghi, amici, nipoti, a conforto della nostra memoria che con gli anni potrebbe affievolirsi….

 

Paolo de W.

 

 

PERCHE’ “GIGICCHIO 07”

 

Anno: 1986; situazione: 107° Corso Superiore di Stato Maggiore, seconda parte dell’Anno Accademico.

E’ il momento in cui, quasi ad ogni periodo di lezione, tutti i frequentatori sono chiamati ad esporre le conclusioni dei lavori individuali o di gruppo.

 

Chi è di turno prova immancabilmente la sensazione di giocarsi – in quella manciata di minuti – tutta una vita. È tassativo che tutto sia perfetto. Si scoprono allora gli ausili audiovisivi (99% visivi): le lastrine! La lastrina, sempre più sofisticata, evoluta, spiritosa e finemente

espressiva, assume una valenza devastante. E’ la ciliegina sulla torta, la prova determinante dell’accuratezza del lavoro svolto. Va da sè che non tutti hanno la matita facile ed ecco allora che i bravi disegnatori (o anche quelli che perlomeno se la cavano) diventano oggetto di corteggiamento, richieste, pretese, implorazioni e minacce.

 

Antonio Verdicchio è l’incontrastato Numero Uno. Una sua collaborazione equivale a sentirsi l’agognato ”ottimo” finale in tasca. Lui firma “Verdicchio 86” le sue lastrine (che sono sempre bellissime) con quella “V” svettante, imponente, vincente.

 

Ma Antonio non può fare lastrine per tutti. Ed è così che altri due o tre onesti badilanti del tavolo da disegno diventano preziosi amici da curare . Tra questi ci sono io, che per scherzare, comincio a firmare le mie … con un bel “Verdicchio 86”! Antonio se ne accorge e, sbalordito, dal suo banco mi fa il classico cenno con la mano e leggo il suo labiale ”ma che c… fai?”. Rispondo a gesti, con lo sguardo da pucciniano “bimbo dagli occhi pieni di malia” e muovendo enfaticamente le labbra “Credevo che fosse una disposizione del Comandante!…”.

 

Ed Antonio, ridendo, diventando rosso in viso come sempre quando rideva e facendo vibrare – nel silenzio - la sua erre grattugiata: “Che strrrr… che sei!”

Da quel momento, tanto per non smentirmi e per mantenere il goliardico sfottò, cominciai a firmarmi “Gigicchio 86”, (da Gigi e Verdicchio, per l’anno 1986).

 

Una mattina di circa ventun’anni dopo una telefonata mi annuncia che nella notte precedente le matite ed i pennelli di Antonio si erano fermati per sempre. Ed è stato così che ho deciso – pur consapevole dei vent’anni di ruggine e del fatto di essere ben lontano dai livelli di Antonio – di onorarne in qualche modo la memoria, cercando di portarne avanti, come potevo, il lavoro.

 

Siccome questa mia fatica (che duro ricominciare!) era per Lui, ho voluto che mi fosse accanto in ogni disegno, a darmi una mano e per questo, insieme a Lui [Ciao, Antonio!], ho firmato “Gigicchio 07”.

 

Gigi T.

 

ultimo aggiornamento:16/03/2008 16.51 by PdeW