La
faccenda, poi, era ancora più seria nelle mattine invernali,
quando la tipica nebbia modenese rotolava in camerata fitta,
untuosa e maleodorante come burro rancido. Vuole una leggenda
che l’ allievo addetto ad una finestra, dopo averla aperta ed
essere stato subito inghiottito dalla nuvolaglia, fosse
rinvenuto dai compagni - rinsecchito come Oetzi - solo nei primi
giorni di primavera.
Un
altro episodio (questa volta, verissimo) riguarda un altro
collega ed il suo comandante di plotone. Quest’ ultimo era un
vero aguzzino nei confronti di tutti (per questo fu ripagato con
i peggiori epiteti ed anche con l’ abbattimento della tenda al
campo nel pieno del sonno, salvo vendicarsi subito con una
seduta notturna di addestramento al combattimento sotto la
pioggia), ma aveva una predilezione spiccata per il citato
collega. Una sera d’ inverno la loro compagnia rientrava da
Sassuolo dopo le lezioni di tiro ed il comandante di plotone
aveva già punito una sfilza di sventurati, chi per non aver
indossato a puntino l’ uniforme di panno - cravatta compresa -
sotto la tuta mimetica, chi per non aver eseguito il passo del
leopardo con la prescritta flessuosità, chi per aver allacciato
gli anfibi secondo una |
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