Lettera
di Giuseppe Ariolfo
La
celebrazione del nostro quarantennale mi ha fatto provare sentimenti ed
emozioni fortissimi che desidero condividere con tutti Voi, colleghi del
24° corso.
Con grandissimo piacere ho potuto constatare che dopo otto lustri la
maggior parte di noi è ancora pervasa dei valori morali e spirituali che
ci hanno ispirato a suo tempo e ci hanno indotto a varcare, nel 1967,
il portone dell'Accademia.
Considero un privilegio l’aver condiviso con voi questi valori che oggi,
in questa nostra società evoluta (ma forse più a parole che nella
sostanza) non sono proprio più così comuni. E non intendo parlare solo
del nostro amore per la Patria e per l'Esercito, ma soprattutto a quello
specifico e così ben sintetizzato dal nostro motto: "UNA ACIES".
Mi riferisco, in particolare, allo spirito fraterno e cameratesco che
ci ha uniti fin dal primo giorno in Accademia, che ci ha fatto
"sopravvivere" alle lezioni che ci hanno tormentato qualche volta fino
al sudore ed alle lacrime, che ci ha unito negli anni di servizio -
seppure spesso lontani gli uni dagli altri, ma solo fisicamente - e che
ci ha portati in grande numero a ritrovarci al quarantennale.
Nel corso della cerimonia, l’attuale Comandante dell’ Istituto ha
osservato che ora, rispetto ai tempi del nostro ingresso a Modena, il
prestigio della nostra Forza Armata è cresciuto nella percezione dei
nostri concittadini e contemporanei. Ebbene, forse a questo maggiore
lustro abbiamo contribuito anche noi, con il nostro impegno spesso
silenzioso, con i nostri sacrifici fisici e spirituali, con la nostra
dedizione.
Non di
meno, per me -ed anche, ritengo, per tutti noi presenti e per i nostri
Angeli che ci guardano dal cielo- il prestigio della nostra professione
è sempre stato altissimo. Se esso è cresciuto ulteriormente nella
pubblica percezione, ritengo che ciò sia dovuto soprattutto alla nostra
unità spirituale. Siamo stati davvero ’’UNA ACIES’’ ed abbiamo teso
costantemente a superare di slancio i limiti strutturali dell’
istituzione (spesso legati alla insufficienza delle risorse economiche),
nonché di figurare sempre al meglio sia in territorio nazionale sia
presso gli ambiti internazionali in cui molti di noi hanno assolto
compiti di non lieve difficoltà e complessità.
Amici, oggi come allora sono ben fiero di appartenere al 24° Corso ed
all'Esercito e resto come sempre convinto, al di là delle fortune o
sfortune che ciascuno di noi ha conosciuto in quarant’anni di prontezza
di fronte alle richieste del dovere, della scelta fatta entrando in
Accademia il 22 ottobre 1967.
L’ averVi potuto incontrare così numerosi nei giorni del raduno è stato
per me un vero motivo di gioia: a me siete parsi tutti ancora
giovanissimi, sia fisicamente sia intellettualmente!
Mi ha emozionato moltissimo l’aver potuto salutare ancora una volta la
Bandiera dell’ Accademia e cantare l'Inno di Mameli tutti insieme,
accompagnati dal coro dei nostri Angeli sorridenti dall’ alto sul
cortile d'onore!
Un abbraccio forte ed affettuoso ed un arrivederci, se non prima, al
cinquantennale.
Viva il
24° Corso!
Giuseppe
Ariolfo
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