La Mela.

 

 

Sotto la quasi assurda condizione di non aver subito punizioni da tempo immemorabile ed, altrettanto a lungo, di non aver demeritato (ma perché lì le cose si chiamavano sempre con un nome strano: demeritare, recarsi a diporto, disunione, interrogatorio?) negli studi, l’ Olimpo accademico aveva molto benevolmente previsto di concedere agli allievi la possibilità di assentarsi il sabato e la domenica con un permesso fuori-presidio. Come dire, quasi la stessa situazione in cui, nei numerosissimi anni successivi, a tutti gli ex-allievi di quel tempo è capitato di sentir molti propri dipendenti (decisamente ’’ligi ai propri diritti’’) esigere di potersene andare a spasso dovunque ed a tutte le ore.

Comunque, i pochi eletti che si trovavano nella celestiale condizione necessaria, pur consci dell’ antipatia che suscitavano nella massa bersagliata dagli insegnanti e dai comandanti ai vari livelli, riuscivano ad inoltrare speranzosamente la loro richiesta. Da quel momento iniziava per loro una settimana all’ insegna del timore per le insidie che il destino potesse avere in serbo: un interrogatorio a sorpresa proprio su un argomento incautamente ’’bruciato”, un padulo inatteso in un accertamento quasi dimenticato (’’ma come, ho copiato di sana pianta da XY e lui ha preso 26!’’), le scarpe meno che perfettamente allineate e lustre nei bagni, le mani inavvertitamente in tasca, l’ ultimo boccone deglutito dopo il ’’RITTI’’, l’ armadietto della palestra o della piscina in disordine, il cavallo che ti scaraventava spocchiosamente a terra ed il conseguente piliere inesorabilmente in arrivo in mezzo alle scapole accompagnato da un roboante ’’STIA PUNITO!’’, la tavoletta del banco di studio precipitata con fragore (scatenando sia l’ immediata repressione dell’ Ufficiale di servizio sia il risentimento dei colleghi svegliati dal loro sonno clandestino) e via di questo passo, senza limiti alla fantasia o al caso.

 

Nel più felice dei casi, cioè quando non solo il destino era stato benigno ma anche i Quadri erano stati un po’ più parchi nell’ esercitare l’ ’’azione formativa’’, finalmente arrivava il sabato che preludeva all’ attesa partenza. La mattina sembrava trascorrere interminabile, il cuore batteva sempre più forte man mano che le ore passavano senza inconvenienti, giungeva l’ ora del pranzo ed anche questo scorreva liscio senza posate che cadessero a terra o piedi che si incrociassero da soli sotto la sedia.

A questo punto, si compiva un piccolo miracolo di generosità: il fortunato partente, ottenuta la complicità del famiglio-cameriere che quella sera e l’ indomani avrebbe servito il numero di razioni abituale e pervaso da pietosa comprensione per i restanti, assegnava variamente a questo e a quello le frazioni dei suoi pasti ma all’ amico del cuore destinava proprio lei: l’ ineffabile, immancabile, insostituibile Mela.