Il silenzio

 

Nonostante gli allievi fossero per definizione capaci di vincere ogni contrarietà, a qualcuno di essi capitava ogni tanto di imbattersi in una giornata davvero storta. Poteva dipendere dal debito di sonno dopo una notte in bianco passata a digerire la cena particolarmente ostile o ad un mal di denti (per fortuna, c’ era un dentista fra i sottotenenti medici alla corte dello storico Dirigente del Servizio Sanitario ’’Lei fuma? Suo padre fuma? E suo bisnonno/nonno/zio fumano? Ah, lo dicevo io, è tutta colpa del fumo!’’) oppure alla stanchezza dovuta ad un impegno più faticoso del solito.

 

A questo proposito, nulla potrà cancellare dalla memoria certe domeniche d’ inverno trascorse, al sicuro dall’ ozio (grazie, Mamma Accademia!), in pattuglia nelle campagne modenesi. I nomi di parecchie località nei dintorni evocano tuttora il ricordo degli indumenti fetidi e madidi di sudore mentre marciavamo nella nebbia e nel freddo pungente, del terreno duro come la roccia oppure viscido come lo stracchino, della borsa porta-carte che continuava a sbattere sul fianco, degli anfibi ancora da svezzare e dei piedi coperti da vesciche grosse come uova.

 

Altri fatti più struggenti potevano essersi verificati: per esempio, una telefonata alla fidanzata (consueta, almeno nei propositi) che però quella volta ci aveva fatto crollare il mondo addosso nel dirci di aver trovato di meglio (e questo riduceva l’ aritmetica della nostra coppia da due unità ad una sola) o, ben più drammaticamente, mettendoci al corrente di un allarmante ritardo (e questo proiettava l’ aritmetica a tre).

 

Oppure, il malumore dopo uno scontro impari con la disciplina, con l’ Integrale di Pellegrini, con un certo orologio da tasca che oscillava sempre minaccioso nell’ aula di meccanica, con il telo tondo per non parlare di quello a scivolo (chissà perché, le predelle della scaletta in palestra e quelle della torre nel cortile parevano così vicine quando si vedevano dal basso mentre i teli, visti dall’ alto, sembravano invece lontanissimi).

 

Al termine di una giornata così, speravamo che almeno le note un po’ malinconiche del silenzio, pur gracchianti nell’ altoparlante ormai decrepito, riuscissero ad avvolgerci ed accompagnarci verso un sonno profondo.

 

 

ultimo aggiornamento:12/03/2008 13.54 by PdeW