I nomignoli
E’ normale che alle
persone più in vista nella loro cerchia prima o poi sia
attribuito un soprannome. Non importa che esse suscitino grande
simpatia od il contrario; basta che siano al di fuori del
grigiore perché il felice guizzo di fantasia di una mente
creativa procuri loro il soprannome che le accompagnerà per
tutta la vita ed oltre, anche a loro stessa insaputa. E’ quindi
naturale che questo sia capitato anche in Accademia dove, in
vista, era chiunque non fosse un semplice allievo.
Primo, per la
bonarietà e per il rango, fra tutti i ’’ribattezzati’’ fu
Giovanni Topone. Sereno ma posato, severo ma non astioso,
riservato ma non scostante, si guadagnò l’ affettuoso epiteto
grazie all’ incedere cauto, allo sguardo penetrante ed ai
baffetti frementi. |
Subito dopo, Nonna
Abelarda o, semplicemente, ’’Nonna’’. Il personaggio centrale di
un fumetto di quegli anni aveva (e non il contrario!) le stesse
fattezze del Comandante di Battaglione al quale fu istintivo
attribuirne il nome, pur con grande stima e profondo affetto.
Prova ne è il fatto che a quarant’ anni di distanza l’ intero
24° Corso, preoccupato per la sua salute ed auspicando una
ripresa, si riferisce a lui chiamandolo così con lo stesso
rispetto con cui lo definirebbe ’’Sua Maestà’’.
Un altro ricordo va
al Comandante di corso degli Anziani che, prima delle
esercitazioni estive, fu tanto insistente sull’ accuratezza del
mascheramento che avrebbe preteso in occasione del campo d’ arma
estivo da denominare quell’ operazione ’’Ombrello Verde’’. E da
quel momento, per l’ eternità, Ombrello Verde fu chiamato lui
stesso.
Poi ci fu ’’Fagiolino’’,
già comandante di plotone presso un corso precedente che
probabilmente gli aveva affibbiato il soprannome per la
somiglianza con l’ omonima simpatica marionetta; a dire il vero,
sembrava quasi una crudeltà visto che si trattava di un
professionista serio e sensibile, non certo di un aguzzino da
schernire. |
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Chi ha dimenticato
’’Coccodè’’ ed i suoi stivali da equitazione con la cerniera?
Forse la voce chioccia ed il forte accento salentino, forse le
orecchie a sventola come bargigli, forse l’ incedere non proprio
da ballerino di flamenco ne decretarono la sorte.
E che dire dell’
imperscrutabile ’’Cavallo Pazzo’’, atletico e flessuoso ma
capace di immobilizzarsi imprevedibilmente dovunque il raptus lo
colpisse. Circolava la voce (e, se era vera, c’era poco da
scherzare) che il suo comportamento fosse la conseguenza
traumatica di un grave lutto sofferto in circostanze drammatiche
nei primi giorni di vita da allievo. |
Ancora, c’ erano
’’Nembo Kid’’ e ’’Bossolo’’, entrambi Comandanti di Plotone
degli anziani ma pur sempre insidiosi almeno quando Ufficiali di
Picchetto. Il primo, sussiegoso ed inflessibile (con l’ andare
degli anni si sa che peggiorò); il secondo, altezzoso
nonostante la taglia ’’mignon’’ e sarcastico. Erano come Scilla
e Cariddi: se si riusciva a schivarne uno, si incappava nell’
altro ed il gioco era fatto. C’ era anche ’’Atttiiiiiiiiiii!!!’’,
il Numero Due della palestra, rinominato così a causa del modo
con cui impartiva l’ ordine di attenti agli allievi, appena
inquadrati, per presentare la forza al lagunare Numero Uno. Dopo
il comando correva verso di lui fino ad arrestarsi con un ultimo
lunghissimo passo molto coreografico ed era convinzione concorde
che prima o poi questa manovra lo avrebbe fatto aprire in due
dall’ inguine alla gola, come una cerniera lampo.
Nemmeno ’’Spuntone-di-Roccia’’,
decisamente affabile e signorile, avrebbe mai potuto sfuggire
alla bonaria canzonatura. Il destino aveva infatti affidato al
suo fortissimo accento siculo il compito di istruire agli
allievi sui procedimenti della fanteria; gli fu fatale parlare
del masso occasionale dietro cui il combattente poteva defilarsi
alla vista ed al tiro nemico. |
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Incancellabile è
anche il ricordo di ’’Lu Tiru’’ e della sua appassionata
filastrocca ’’quattro-quattro, cinque-tre’’ che non solo si è
rivelata nel tempo una sorta di codice di riconoscimento fra ex
allievi di vari corsi ma anche, rimasta impressa come pochi
altri insegnamenti, ha permesso a parecchi di cavarsela
egregiamente in più di una scuola-tiro.
Infine, ricordiamo
’’Pappagallino’’, ’’Topo Gigio’’ e ’’Zampa di Grillo’’.
Se qualcuno pur
degno di nota non compare in questa passerella, l’ omissione non
è intenzionale; di certo ciascuno potrà integrare le lacune
attingendo, ormai piacevolmente, ai propri ricordi. Resta infine
l’ insieme confuso di tutti gli altri che, pur in vista per
qualche motivo, fossero così scialbi da non meritarsi neppure un
pizzico d’ ironia.
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ultimo aggiornamento:12/03/2008 13.51
by PdeW |
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