Allocuzione del Capocorso
Cari amici e colleghi del 24° (149°) corso, ben ritrovati
nell’Accademia Militare di Modena, nel pieno rispetto della
tradizione, a quarant’anni dall’ingresso in questo glorioso
Istituto. Rivolgo innanzitutto un sentito ringraziamento al
comandante dell’Accademia, Gen. Francesco TARRICONE che, con i
suoi collaboratori, si è prodigato per accoglierci e per
favorire l’immersione rapida nel clima di amicizia di questo
incontro. Un cordiale saluto ai gentili ospiti presenti da tutto
il 24°.
Quarant’anni sono un arco temporale sufficientemente ampio per
qualche riflessione, recuperando i ricordi ed eliminando per
quanto possibile la retorica, in una giornata che rappresenta
innanzitutto la volontà di ribadire la giustezza etica di una
scelta di vita condensata nel giuramento davanti alla Bandiera
dell’Accademia.
Quella solenne promessa è stata la strada maestra imboccata da
alcune centinaia di ragazzi, provenienti dagli ambienti più
diversi, con un’aspirazione ancora vaga nei contenuti, ma già
ferma nella determinazione di servire in armi il Paese.
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L’impegno quotidiano, il cameratismo, il sacrificio condiviso
negli studi e nelle attività addestrative, hanno poi formato il
carattere dei futuri comandanti di uomini e l’identità del
corso, che le scelte di vita successive e le personalissime
vicende di ciascuno non hanno intaccato, come testimonia la
presenza entusiasta di chi è uscito da tempo dai ranghi. |
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Il comune cammino formativo, costellato da stimoli sempre
pressanti, anche se non sempre immediatamente decifrabili, ha
infatti cementato rapporti di amicizia e di solidarietà
fondamentali per superare allora i momenti più difficili,
rendendone oggi gradevole il ricordo.
Sono tra noi alcuni insegnanti ed i nostri vecchi comandanti,
dai tenenti ai comandanti di Reggimento, gli allora colonnelli
Mario di Lorenzo e Vittorio de Castiglioni.
Ogni allievo, ogni plotone, ogni compagnia, ne ricordano con
stima ed affetto le qualità, il tratto, l’insegnamento ed i
caratteristici appellativi; a loro va tutta la riconoscenza per
aver saputo trasmettere ai giovani allievi un patrimonio morale
e professionale che li ha trasformati in colleghi. |
Ma un grazie particolare va al nostro impareggiabile comandante
di battaglione, tenente colonnello Vittorio CORRADI, nonna
Abelarda, il più giovane tra tutti noi, al cui esempio ed al
cui entusiasmo contagioso dobbiamo tanto.
Un fraterno saluto infine al capo corso dei nostri anziani, gen.
Ugo PAVANETTO, testimone della continuità ideale che esiste con
chi ci ha preceduto e con chi ci seguirà. |
Quarant’anni fa il ruolo delle Forze Armate non era certo
unanimemente riconosciuto. Valori come senso del dovere,
spirito di sacrificio, onore e fedeltà alle Istituzioni,
venivano ritenuti anacronistici, se non apertamente dileggiati.
Le certezze che ritenevamo acquisite nel nostro periodo
formativo, hanno dovuto confrontarsi con i mutamenti tumultuosi
della società, imponendoci una risposta matura e coesa, frutto
della convinzione della giustezza di una scelta vincolata dai
doveri del giuramento, e perciò libera da condizionamenti di
parte.
L’evoluzione dei tempi ha richiesto l’adeguamento di mezzi e di
procedure, ma i valori ed i principi sono rimasti, perché l’uomo
è rimasto centrale nella nostra formazione e nel governo della
trasformazione. |
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Il prestigio di cui godono oggi le Forze Armate, considerate un
pilastro della convivenza democratica e della sicurezza
nazionale, è anche frutto della nostra tenuta morale e delle
nostre scelte, sempre coerenti e quando necessario coraggiose.
La storia ha mutato profondamente scenari e schieramenti; le
ideologie che conoscevamo sono state in buona parte superate,
anche se purtroppo soppiantate da altre non meno temibili. |
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E proprio alle Forze Armate è stato richiesto un contributo
decisivo per difendere la collettività da queste nuove minacce,
con un impegno sempre più intenso sul territorio nazionale e con
le tante missioni internazionali di pace e di stabilizzazione.
Il compito affidatoci dalla comunità internazionale, di
concorrere al ripristino della sicurezza in Paesi
destabilizzati, quale premessa indispensabile per la
ricostruzione e lo sviluppo democratico, ha comportato rischi e
sacrifici elevatissimi, anche perché affrontati sempre nel pieno
rispetto della dignità e della libertà dell’uomo, principi
inderogabili della nostra civiltà classica e cristiana. Proprio
la capacità di assolvere la nostra missione in Patria ed
all’estero senza mai rinunciare alla nostra identità, ha fatto
conquistare alle Forze Armate ed al Paese credibilità e
prestigio ed |
ispirato iniziative per la formazione di militari di tutto il
mondo impegnati in missioni di pace, come la Gendarmeria Europea
ed il Centro di eccellenza per le Stability Police Units. |
In questa missione non ci sono
e non possono esserci separatezze, e la formazione in questo
Istituto degli allievi ufficiali dei Carabinieri al fianco dei
colleghi di tutte le Armi e Corpi dell’Esercito, è la convinta
testimonianza di un’appartenenza che l’esperienza futura sul
campo non potrà che rafforzare. Non solo comuni rimangono
infatti le nostre radici ed il nostro sentire, ma solo una
totale coesione morale, l’integrazione professionale tra tutte
le componenti delle Forze Armate e la capacità di interagire con
le altre Istituzioni nazionali e sovranazionali, possono
consentirci di assolvere il vitale compito di difendere il
Paese, offrire sicurezza alla collettività, prevenire le attuali
minacce transnazionali.
Tutto il 24° si riconosce con
legittimo orgoglio in questo percorso, alla cui costruzione
hanno contribuito con ogni risorsa i compagni di corso ancora in
servizio, molti dei quali con altissime responsabilità; quelli
che hanno già lasciato il servizio attivo e quelli che ci hanno
lasciato. Degli amici scomparsi è più che mai vivo il ricordo,
ed a loro ed alle loro famiglie va il nostro pensiero più
affettuoso.
Un pensiero ed un
ringraziamento del tutto particolari ai nostri familiari, che
dividono oggi con noi una giornata gioiosa e densa di
significati, ma che hanno condiviso anche i tanti sacrifici dei
momenti difficili.
Ai giovani allievi del 188°
Corso Fedeltà e del 189° Corso Orgoglio, che ci osservano con
quel misto di simpatia e di curiosità che provavamo anche noi
quarant’anni or sono in questa stessa circostanza, il compito di
alimentare con continuità ed entusiasmo tutti i fattori di
crescita e di compattezza di un’Istituzione, il cui ruolo
dipende esclusivamente dalle nostre capacità, dal nostro
impegno, dal nostro coraggio.
Siamo certi che lo stesso
orgoglio e la stessa soddisfazione di aver fatto il vostro
dovere e di aver servito il Paese, vi accompagneranno sino a
quando saluterete fra quarant’anni i vostri gemelli, con i
sentimenti di fiducia e di affetto che proviamo nei vostri
confronti.
E’ il momento dei saluti, ma
contiamo sul nostro inossidabile comitato organizzativo, che ha
già brillantemente superato il ventennale ed il quarantennale,
per un arrivederci. Viva L’Accademia di Modena, viva le Forze
Armate, viva l’Italia.
ultimo aggiornamento:12/03/2008 13.49
by PdeW
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